Ed eccomi qui a condividere con voi un altro spiacevole episodio accaduto a una scrittrice che mi ha raccontato la sua esperienza. Scrittrice di cui non rivelerò il nome, ovviamente, perché questa rubrica non nasce per fare pettegolezzo, ma informazione, e le esperienze che condivido con voi devono servirvi per apprendere quali pericoli si possono incontrare nel fantastico mondo dell’editoria.
Oggi parliamo di Crowdfunding e, dato che non tutti sanno di cosa si tratta, prima di condividere con voi la testimonianza dell’autrice, vi spiego brevemente in cosa consiste questa strada di pubblicazione.
In parole spicce, voi inviate il vostro manoscritto a queste realtà editoriali che hanno impostato il proprio iter sul Crowdfunding, loro lo leggono e se lo reputano all’altezza vi ricontattano (così dicono, poi bisogna vedere se come le CE a pagamento ricontattano tutti a prescindere).
Il secondo step prevede che voi facciate pre-ordinare il libro fantasma ad almeno 200 persone (dico fantasma perché parliamo di un libro senza copertina e che ancora deve affrontare tutti gli step necessari per trasformarsi in un libro vero e proprio).
Raggiunto questo step (che deve essere raggiunto in un lasso di tempo ben preciso), otterrete il passaggio allo step successivo che prevede il lavoro di editing e così via fino ad arrivare alla pubblicazione.
Adesso leggete cosa mi ha scritto questa scrittrice che ha provato la strada del Crowdfunding e capirete meglio di cosa si tratta.
Cara Writer Woman,
stavo cercando una casa editrice non a pagamento che fosse disponibile a pubblicare il mio primo romanzo. Ero inesperta, ma avevo tanta voglia di vedere il mio libro nelle librerie. Trovai, così, per caso una casa editrice. Inviai il mio manoscritto e in pochissimo tempo (neanche una settimana) mi arrivò una mail in cui dicevano che avevo superato la loro selezione e che, quindi, mi avrebbero mandato il contratto e mi avrebbero spiegato tutto. Ovviamente ero al settimo cielo, ma non sapevo quello che mi avrebbe atteso.
Spoiler: tanto tanto stress.
Mi spiegarono che il mio manoscritto prima di essere pubblicato doveva passare una fase molto importante: crowdfunding. In sostanza in 100 giorni 200 persone dovevano pre-ordinare il mio libro che, sottolineo, non esisteva perché non era editato, corretto, non aveva una copertina, nulla. Solo un titolo che mi hanno anche fatto cambiare.
Non sapevo come promuovere un libro inesistente. La casa editrice mi affidò ad una ragazza per superare questa fase. Mi spiegò alcune cose velocemente (mandare il link a tutti i contatti, parlare costantemente con i miei contatti sul libro, mi proibirono anche di usare i social fino a quando non avrei raggiunto una percentuale).
I giorni passavano e io vedevo la percentuale delle vendite ferma. Andai in crisi, mi stressai in continuazione anche perché la CE non mi stava aiutando in nessun modo. Io non conoscevo 200 persone che fossero disponibili ad acquistare un libro fantasma e non riceverlo neanche.
Morale della storia: raggiunsi il numero minimo di pre-ordini per mandare le copie a chi aveva acquistato, ma non abbastanza da poter confermare il contratto.
I libri arrivarono dopo mesi, con una copertina bianca con sopra appiccicata una foto presa su internet. E parlando di compenso la CE mi ha riconosciuto un 5% che poi non è stato neanche un 5%. Parlando chiaramente ho venduto 60 copie (18 euro cartaceo, 7 euro eBook) e mi hanno dato 40 euro. Il loro guadagno fu più del doppio.
Per la mia esperienza diffido da scegliere il crowdfunding a meno che non si conoscano 200 persone disposte ad acquistare.
Grazie Writer Woman per la possibilità di condividere la mia esperienza.
Personalmente, mi sento di sconsigliare questa strada anche a chi ha una community di 200 lettori pronta a leggerlo. Investite tempo e denaro per auto-pubblicarvi e farete un lavoro migliore.
Già è difficile vendere un libro pubblicato, curato in ogni minimo dettaglio, figuriamoci un libro che ancora non esiste!
Per non parlare del fatto che lo stress provocato dalla situazione vi indurrebbe sicuramente a diventare molesti nei confronti dei vostri contatti, facendovi perdere legami (oltre che alla dignità).
Io, Writer Woman, ritengo che queste realtà Crowdfunding non siano da considerarsi delle case editrici, perché una vera casa editrice, se crede in una storia e nell’autore che l’ha scritta, si assume il rischio di pubblicarla, non si para il sederino pre-vendendo le copie che intende stampare, per quello esiste il print-on-demand, un servizio eccezionale che però si sposa solo con il Self-Publishing.
In realtà potrebbe sposarsi anche con le Case Editrici, giusto per sprecare meno carta stampando copie su copie che poi finiscono al macero, ma il Crowdfunding resta un’altra cosa.
E se le mie parole vi dovessero sembrare dure… immaginate quanto duri siano stati i momenti di sconforto vissuti dagli autori che hanno vissuto un’esperienza simile a quella che vi ho raccontato oggi.

Se anche tu vuoi condividere la tua esperienza...
scrivi a writerwoman@selfcreation.it
La tua identità non verrà rivelata così come quella delle parti coinvolte.