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Figure retoriche – seconda parte

Nella scorsa puntata abbiamo toccato l’argomento FIGURE RETORICHE, ovvero uno degli strumenti che noi scrittori abbiamo a disposizione per elevare il nostro stile.

Abbiamo visto insieme che cosa sono, che origine hanno e in quali categorie principali sono state catalogate. La prima categoria, già vista nel precedente articolo (se te lo sei perso lo trovi qui), è quella delle figure retoriche fonetiche. Oggi ci accingiamo ad analizzare la seconda, ovvero quella delle figure retoriche di contenuto.

figure retoriche di contenuto

Le figure retoriche di contenuto, o dette anche di significato e metasememi, sono quelle figure retoriche che paragonano fra loro due concetti ponendo attenzione sulle analogie che li legano.

Vediamo subito quali sono le principali figure retoriche di contenuto, così che tu possa afferrare meglio il significato.

  • METAFORA: consiste nella sostituzione di una parola con un’altra, legata alla prima da un rapporto di somiglianza. Un esempio di metafora può essere: “Stefania è una lumaca”. Per indicare che Stefania è lenta, si utilizza la parola lumaca perché la caratteristica principale di questo animale è appunto la lentezza.

    Contengono metafore anche molti modi di dire come: cadere dalle nubi o andare a gonfie vele.

  • SIMILITUDINE: consiste in un confronto o paragone fra due termini che presentano evidenti somiglianze. È per lo più introdotta da “come”. “Sei bella come una Dea”. 
  • ANTONOMASIA: sostituzione di un nome proprio con un nome comune, o di un nome comune con un nome proprio. Un esempio comune di antonomasia può essere il pianeta Marte che è comunemente noto anche come “il pianeta rosso”.
  • ANTITESI: consistente in un accostamento di parole o di concetti contrapposti, che acquistano maggior rilievo dalla vicinanza e dalla disposizione per lo più simmetrica.
  • OSSIMORO: consiste nell’accostare due parole con significato opposto per generare un’espressione apparentemente contraddittoria. Come ad esempio “Ghiaccio bollente” o “tacito tumulto”.
  • IPERBOLE: attraverso il suo uso si vuole esprimere un concetto con termini talmente tanto esagerati che sarebbe impossibile prenderli alla lettera. Spesso e volentieri anche nella vita di tutti i giorni siamo soliti esclamare frasi del tipo “oggi non posso, ho un miliardo di cose da fare”.
  • LITOTE: consiste nell’esprimere un concetto in forma attenuata, generalmente negando il suo opposto. Per esempio “Non sei stato simpatico” (al posto di “sei antipatico”).
  • EUFEMISMO: in questo caso si utilizza una parola o un’espressione di significato gradevole al posto di una parola o di un’espressione ritenuta cruda, spiacevole. Ad esempio: “È passato a miglior vita” ovvero è morto, oppure “Questa torta lascia a desiderare” cioè non è buona.
  • IRONIA: consiste nel dire il contrario di ciò che si pensa. È tra le figure retoriche più utilizzate anche oggi. Un esempio lampante può essere la frase: “Che bella idea che hai avuto” per indicare ironicamente che quell’idea in realtà è pessima.
  • SINESTESIA: (questa è la mia preferita!) consiste nell’associare, all’interno di un’unica immagine, parole che appartengono a sfere sensoriali diverse. Per esempio: “una voce calda”. In questa frase parliamo di voce (senso dell’udito) associata a “caldo”, che è appartenente alla sfera sensoriale del tatto.
  • METONIMIA: consiste nella sostituzione di una parola con un’altra, legata alla prima da un rapporto logico o materiale. Questa figura retorica si usa per indicare il contenitore al posto del contenuto “ho bevuto un bicchiere”; l’autore al posto dell’opera “ho letto Calvino” e via discorrendo; la causa per l’effetto “sentire il cellulare” al posto del suono del cellulare; materia per l’oggetto “gli ori di famiglia” al posto dei gioielli di famiglia; l’astratto per il concreto “la gioventù del paese” al posto dei giovani del paese; il concreto per l’astratto “quel ragazzo ha fegato” al posto di coraggio.
  • SINEDDOCHE: consiste nel nominare una parte per il tutto, o viceversa, la specie per il genere, il singolare per il plurale. “Francesco è appassionato delle quattro ruote” (intese come automobili); “pensa al salvarti la pelle” (intesa come la vita).
  • PERSONIFICAZIONE: l’attribuzione di comportamenti tipici dell’uomo a oggetti inanimati. “La terra pulsava sotto di me”.
  • IPALLAGE ed ENALLAGE: ipallage ed enallage sono figure simili perché entrambe si basano su uno scambio, sulla sostituzione di parti del discorso. Sono un esempio di enallage: “il mangiare è eccellente in questo ristorante”, dove il verbo mangiare ha preso il posto del più appropriato sostantivo il cibo; “parla chiaro”, anziché parla chiaramente. Come si vede un termine viene usato al posto di un altro: aggettivi al posto di avverbi, nomi al posto di aggettivi, tempi verbali cambiati. L’ipallage, spesso considerata una sottospecie dell’enallage, generalmente riguarda un aggettivo e nello scambio non mantiene il legame logico tra i termini: “le sue ossa stanche”.

Ti ho fatto venire un gran mal di testa? Lo so, distinguere le figure retoriche fra loro non è sempre facile, alcune si somigliano molto. Però, i tuoi lettori non pretendono che tu le inserisca tutte, perciò il mio suggerimento è quello di concentrarti su quelle che ti piacciano di più, così da fonderle al tuo stile.

Detto questo, ti do appuntamento al prossimo articolo, per vedere insieme la terza categoria.

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