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Sogna, progetta, realizza!

Credere nei sogni fa male

Qualche giorno fa ho pubblicato un articolo in cui ribadivo per l’ennesima volta il fatto che la strada del Self-Publishing non è il piano B degli autori che vengono scartati dalle CE, ma il piano A di scrittori intraprendenti che non vogliono incappare in situazioni spiacevoli, che sempre più spesso si incontrano seguendo l’iter classico di pubblicazione, o che semplicemente vogliono fare da soli per avere la massima libertà.

Dai vari messaggi che ho ricevuto, mi sono sentita in dovere di scrivere questo secondo articolo per condividere con te un pensiero.

Facciamo una premessa importante

Prima di tutto è bene specificare che chi decide di auto-pubblicare il proprio libro non deve per forza fare tutto da solo. Anzi, lo sconsiglio vivamente. Perché auto pubblicando il proprio libro si diventa editori di sé stessi, e questo significa doversi occupare di ogni fase in maniera professionale. Motivo per cui, se non siamo in grado di curare personalmente un aspetto importante (lo sono tutti), è bene affidarsi a dei professionisti.

Dico questo perché, erroneamente, molti autori optano per la pubblicazione attraverso le case editrici perché non sono in grado di realizzare la copertina, di impaginare il libro e via dicendo.

C’è soluzione a questo. Per l’appunto, affidarsi a professionisti. Ecco che però questa soluzione conduce al secondo problema… 

Sì, ma quanto mi costa?

Ti anticipo che qui arriva la parte ruvida di questo articolo, perché come sempre io non indoro la pillola, mi limito a offrirla con indosso guanti di velluto. Ergo, ingoiarla resta spiacevole.

L’arte della scrittura nasce per tutti come una passione. E resterebbe tale se il frutto della tua penna non lasciasse le quattro mura della stanza in cui è stato partorito. Nel momento in cui, però, tu decidi di fargli spiccare il volo verso il cuore dei lettori, lì, la passione si trasforma in lavoro. E questo non ha nulla a che vedere con l’entità delle entrate economiche che produrrà. Poche, tante, non fa differenza. Il tuo libro può essere acquistato, è un bene, e quindi è lavoro.

Ovviamente per la stragrande maggioranza degli scrittori è il secondo lavoro, perché è con il primo che si pagano le bollette.

E se in questo sogno, che abbiamo trasformato in progetto reale, ci vogliamo credere per davvero, allora dobbiamo essere disposti a fare sacrifici per investire tempo e denaro, perché, sì, il lavoro dei professionisti si paga. Tanto, poco, dipende a chi ti rivolgi. Io, ad esempio, con Self Creation ho deciso di tenere i prezzi bassi per andare incontro agli autori, ma altri professionisti non lo fanno.

Quindi, se non sei disposto a pagare per nutrire e far crescere il tuo sogno, vuol dire che non ci credi abbastanza (o che non credi a sufficienza in te, e qui a maggior ragione ti devi rivolgere a qualcuno che ti dia una bella spinta).

Adesso arrivo con la parte dura...

Se non sei disposto a pagare un grafico, un writer coach o a investire soldi in corsi che possono ripagarti con un’enorme crescita personale e a livello di competenze, allora prendi il tuo sogno e buttalo nella spazzatura.

Perché avere un sogno non è bello, fa un male cane!

Nessuno prende il proprio sogno e lo trasforma in un progetto senza incontrare ostacoli e momenti bui in cui vorrebbe gettare tutto all’aria, ma quando credi nei tuoi sogni gli ostacoli non li può evitare, non li puoi aggirare e nemmeno saltare, li devi sfondare!

E io è questo che faccio da 14 anni!
Punto l’ostacolo, prendo la rincorsa e lo disintegro a scraniate!
Fa male? Tantissimo!
Perché se credi nei tuoi sogni rinunci a un sacco di cose belle, sacrifichi parte di te e della tua vita, vieni deriso, criticato, ignorato e spesso non capito da chi ti dovrebbe sostenere dalla prima fila.

Credere nel proprio sogno vuol dire scegliere la strada più difficile e disseminata di sconfitte, sconfitte che ti renderanno più forte solo se deciderai di proseguire.

“Io non guadagno abbastanza per mettere da parte i soldi da investire nel mio romanzo”.

Questa frase può essere pronunciata solo da chi ha davvero grosse difficoltà economiche, perché siamo pieni di cose superflue a cui possiamo rinunciare. Una maglietta nuova, la seduta dalla parrucchiera per un paio di mesi, la pizzata con l’amica, il caffè al bar, l’abbonamento a questo e quello e così via.

Sono scelte. Io per anni mi sono concessa pochissime uscite con le amiche, solo i vestiti necessari, tinte fai da te, perché tutto ciò che riuscivo a risparmiare lo investivo nel mio progetto. Certo, non sempre si possono fare rinunce, ma anche qui c’è la soluzione. Io per anni ho passato ore (soprattutto di notte) a studiare da autodidatta l’utilizzo di programmi che mi sarebbero tornati utili. Non è stata una passeggiata, te lo assicuro, però l’ho fatto perché credevo nel mio sogno. E oggi, tutti quegli anni di studi e sacrifici mi hanno permesso di mettere tutte le mie competenze a disposizione degli altri, dando vita a quello che oggi è il mio primo e unico lavoro.

Ti dico questo, non per farmi dire brava, ma per farti capire che se si vuole si può, e perché sono stufa di vedere gente che si improvvisa perché non ha voglia di spendere. Così facendo sminuiscono il proprio sogno, dimostrando di non esserne degni.

Quindi, ribadisco, fa male credere nei sogni, ma è l’unico modo in cui credo valga la pena vivere. Perché se non abbiamo uno scopo cosa viviamo a fare?

Se non sei disposto a dare il massimo per il tuo sogno, allora non iniziare nemmeno, altrimenti perderai due volte.
Se invece darai il massimo e non riuscirai a realizzarlo, avrai comunque vinto perché avrai dimostrato di meritarlo quel sogno e di saper lottare.

Da mamma ogni giorno mi sono sentita in colpa per il tempo che ho dedico al mio progetto e non ai miei figli, ma ho stretto i denti perché sapevo che stavo dando loro qualcosa di più prezioso: un esempio, un insegnamento che spero di cuore riusciranno a mettere in pratica nel loro futuro. Perché, anche se farà loro male, li farà sentire vivi.

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